La tutela della non autosufficienza a cura del Prof. Massimiliano Alfieri

In Italia la cura e l’assistenza delle persone non autosufficienti sono, da sempre, affidate prevalentemente alle pratiche familiari e tutti sanno che una diminuzione anche piccola nella disponibilità delle famiglie può causare una forte crescita della domanda di assistenza e di servizi.

La rete familiare, va sottolineato, presenta una crescente fragilità per la difficoltà, da un lato, delle famiglie più giovani di conciliare lavoro e accudimento dei congiunti e, dall’altro, per i problemi di «tenuta fisica» dei nuclei più anziani, a causa della fatica nella cura dei disabili e dei «grandi anziani» e dell’impegno totalizzante che ciò comporta.

La famiglia costituisce ancora oggi la principale risorsa a disposizione delle persone disabili e anziane per fronteggiare la non autosufficienza e i costi della cura sono sostenuti principalmente dalle famiglie stesse, attraverso il ricorso alla rete parentale oppure al lavoro privato di cura (in gran parte sommerso), cosicché, al momento, le indennità di accompagnamento sono assai poco efficaci.

Secondo i dati dell’ISTAT, gli anziani gravemente non autosufficienti sono circa il 22,3 per cento; ad essi si aggiungono i disabili non anziani che corrispondono al 2,1 per cento della popolazione da sei anni di età e oltre.

Di fronte a questi dati, chi ha la responsabilità del governo della salute pubblica non può più sottrarsi al compito di promuovere politiche in grado di estendere significativamente la rete dei servizi per fornire risposte ai bisogni quotidiani di ogni singola persona non autosufficiente, potenziando e aggiornando un sistema di servizi che deve essere qualitativamente diverso dal passato, basato su un forte coordinamento e su un’integrazione delle politiche socio-sanitarie, in grado di offrire una maggiore possibilità di scelta agli utenti e di intervenire sulla base di progetti individuali personalizzati.

LO SCENARIO EUROPEO
In altri Paesi europei la discussione dura da anni e i modelli di intervento adottati sono già in corso di correzione alla luce delle esperienze effettuate. In alcuni Paesi si è deciso di socializzare il rischio ricorrendo a un sistema di tipo assicurativo pubblico, obbligatorio o contributivo, ovvero a uno di tipo universale, coperto da specifiche entrate fiscali.

In altri Paesi si è prevista una compartecipazione alla spesa degli utenti e in altri ancora si è proceduto alla privatizzazione dell’assistenza. Da tempo, quindi, in Europa operano schemi di intervento di cui si possono misurare l’efficacia e il livello di gradimento da parte dei cittadini.

In Italia siamo ancora indietro, il tema della redistribuzione delle risorse pubbliche esistenti secondo nuove priorità e della individuazione delle risorse aggiuntive rispetto a quelle oggi disponibili appare urgente e di non facile soluzione per tutte le forze politiche che hanno presentato in Parlamento, nel corso delle diverse legislature, disegni di legge sul tema del sostegno alla non autosufficienza; appare chiaro, quindi, che questa questione richiede soluzioni inedite, in grado di condurre a un’innovazione del sistema di welfare e alla messa a disposizione di risorse tali da rendere esigibili per i cittadini, in concreto, e per le loro famiglie, su tutto il territorio nazionale, il diritto all’assistenza, già sancito dalla legge 8 novembre 2000, n. 328, ma che ora deve prendere corpo attraverso un’adeguata strumentazione organizzativa e finanziaria.

IL SIGNIFICATO DI NON AUTOSUFFICIENTE
Sono definite non autosufficienti le persone con disabilità fisica, psichica, sensoriale o relazionale accertata attraverso l’adozione di criteri uniformi su tutto il territorio nazionale
secondo le indicazioni dell’International Classification of Functioning Disability and Health-ICF dell’Organizzazione mondiale della sanità e attraverso la valutazione multidimensionale
delle condizioni funzionali e sociali.

Nell’ambito del sistema integrato di interventi e servizi sociali di cui alla legge 8 novembre 2000, n. 328, e nel rispetto degli articoli 117 e 119 della Costituzione, la legge 2827, al fine
di incrementare il sistema di prevenzione, “contrasto e riabilitazione dei processi di non autosufficienza e per il sostegno e il benessere delle persone non autosufficienti e delle rispettive famiglie”, determina i livelli essenziali delle prestazioni concernenti i diritti sociali da erogare nei casi di non autosufficienza, definisce i principi per la loro garanzia attraverso il Piano nazionale per la non autosufficienza.

LIVELLI DI DISABILITÀ
Le categorie della non autosufficienza e le corrispondenti misure assistenziali differenziate sono definite in rapporto ai seguenti livelli di disabilità:

a) incapacità di provvedere autonomamente al governo della casa, all’approvvigionamento e alla predisposizione dei pasti;
b) incapacità di provvedere autonomamente alla cura di sé, ad alimentarsi e al governo della casa;
c) incapacità di provvedere autonomamente alle funzioni della vita quotidiana e alle relazioni esterne e presenza di problemi di mobilità e di instabilità clinica.


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